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CINEFORUM

I due film visti dal gruppo sono film da vedere e da meditare. Consigliamo a tutti di vederli specialmente alle persone anziane.

 

A PROPOSITO DI SCHMIDT

Il primo, “A proposito di Schmidt” (USA 2002 di Alexander Payne, con Jack Nicholson, sempre eccezionale). Ci ha colpito per molti motivi, specialmente empatici: il personaggio vive una crisi profonda trovandosi quasi contemporaneamente pensionato e vedovo. Impreparato ad affrontare la sua nuova condizione, vive con disagio, disordine e confusione le sue giornate e tutto questo nella più profonda solitudine esistenziale. Non siamo quasi mai abituati ai cambiamenti che la vita ci impone e questo ci fa entrare in crisi, ma com’è ben evidenziato nel film le crisi sono salutari perché ci aiutano a fare il punto su noi stessi, a conoscere meglio anche i cambiamenti interiori oltre che fisici e spesso, dopo un periodo di depressione siamo pronti per ricominciare. Purtroppo non sempre la depressione si recupera, è questa forse insieme alle invalidità gravi della terza età la bestia nera della vecchiaia. A che risorse può attingere l’anziano?


 

Succede che mi stanco di essere  uomo.

Succede che entro nelle sartorie e nei cinema,

amorfo, impenetrabile, come un cigno di feltro

che naviga in acqua di origine e di cenere...

Succede che mi stanco dei miei piedi e delle mie unghie

E dei miei capelli e della mia ombra.

Succede che mi stanco di essere uomo.

    (“Walking Around”, di Pablo Neruda)

 

Solitudine.M Chagal. museo TelAviv

Nella diversità delle nostre situazioni personali, anche noi ci siamo ritrovati in molti dei suoi sentimenti perché alla nostra età è facile vedersi cambiare la vita velocemente, tante sono le cose che possono succedere: i figli che lasciano la casa, si sposano, si diventa vedovi, si smette di lavorare o qualche acciacco cambia le nostre abitudini.

Le lacrime finali sono espressione del dolore e del tipo di vita vissuta senza ideali e con pochi interessi.

Il finale con la lettera della suora e il disegno che rappresenta l’adulto e il bambino che si tengono per mano, consente a Schmidt di aprirsi a nuove esperienze emozionali ed affettive. Questo percorso lo aiuterà a prepararsi a condurre una vita migliore.

Affrontare la vita preparandosi mentalmente a qualsiasi evenienza del nostro vissuto può essere di aiuto per affrontare il futuro più serenamente.

UNA STORIA VERA

“Che fai tu, luna, in ciel? Dimmi, che fai,

silenziosa luna?

Sorgi la sera, e vai,

contemplando i deserti; indi ti posi.

Ancor non sei tu paga

Di riandar i sempiterni calli?

Ancor non prendi a schivo, ancor sei vaga

Di mirar queste valli?

(...)

Dimmi, o luna: a che vale

Al pastor la sua vita,

la vostra vita a voi? Dimmi: ove tende

“Les Barrigades Mysterieuses”, Magritte               il tuo corso immortale?”

                            (da “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia”,  di Giacomo Leopardi).

Il secondo film è “Una storia vera” (USA/Francia/GB, 1999 di David Lynch, con Richard Farnsworth) racconta di un anziano che intraprende un lungo viaggio a bordo di una motofalciatrice per andare a trovare il fratello gravemente malato. Paradossalmente, se la prende comoda ora quando il tempo, data l’età, stringe. In questo modo pacato l’autore ci accompagna in una riflessione sulla morte, sulla memoria del passato e della famiglia, non dimenticando le gioie e la meraviglia di vivere in questo mondo, dove tutto quello che ci circonda, il cielo, le montagne, gli animali, le foreste, i campi (la fotografia è magnifica), le vicende degli esseri umani sono un dono immenso, ma anche un mistero che ci riempie di stupore, credo che questo film, insolito anche per il regista, sia stato importante per tutti noi e ci ha riempito di commozione. Infatti ci ha fatto pensare alla nostra storia familiare, ai nostri pudori, alle paure e al coraggio che spesso ci vuole per affrontare ogni giorno. Ci ha fatto pensare a Dio e all’armonia dell’universo.

Il protagonista di questo film mi è stato di grande insegnamento. Dal suo comportamento del tutto naturale (apparentemente almeno) ho dedotto tutta la grandezza dell’uomo,animale ragionevole che, proprio per questo, si distingue da tutti gli altri animali. Proprio perché è ragionevole.

L’uomo infatti è stato creato ad immagine di Dio, capace quindi di amare perché Dio è Amore.

L’uomo infatti, per amore, vuole il bene. L’uomo, per amore, cerca e studia le meraviglie di Dio. L’uomo, per amore,sa dominare i suoi istinti.

Socrate,circa 500 anni a.c., asseriva che l’uomo ha tre anime: la spirituale, la sensitiva e la vegetativa. E che l’uomo spirituale è l’auriga che domina e guida le altre due anime.

Ecco quindi cosa ho dedotto dal film: “Una storia vera”.

L’uomo, nel corso della sua esistenza, si è dimostrato capace di amare (vedi il suo atteggiamento con la figlia handicappata) e col fratello); saggio (vedi il suo comportamento con la ragazza scappata da casa); volitivo, seguendo con tenacia ciò che si era prefissato; equilibrato e capace di dominio di sé (poteva bere più di una birra, che desiderava ardentemente, ma si è fermato perché così gli è bastato).

In questo film il regista fa l’elogio della vecchiaia, della saggezza e della lentezza di questa età. Vi si nota il senso della solidarietà e della riconciliazione.

Il protagonista di questo film è stato di grande insegnamento. Dal suo comportamento del tutto naturale (apparentemente almeno) abbiamo dedotto tutta la grandezza dell’uomo. Ecco quindi cosa abbiamo dedotto dal film. Il protagonista si è dimostrato capace di amare (vedi il suo atteggiamento con la figlia handicappata e col fratello). Saggio (vedi il suo comportamento con la ragazza scappata da casa); volitivo, perseguendo con tenacia ciò che si era prefissato, andando a ritrovare il fratello con un mezzo di trasporto inconsueto e non idoneo per intraprendere un viaggio estremamente lungo e difficoltoso. Capace di dominare se stesso (poteva bere più di una birra, che desiderava ardentemente,ma si è fermato perché così  gli è bastato).

 

INCONTRO CON IL COMPUTER

Ho provato molta confusione solo a sentirne parlare, per carattere sono aperta a tutto ci capirò qualcosa?

 

Il pensiero è condiviso anche dalla maggior parte dei partecipanti. Il corso ci ha permesso di conoscere molto bene le varie opportunità che questo strumento potenzialmente ci può offrire. La metodicità del percorso ci ha permesso di conoscere una buona parte di quello che si può fare con un programma gestito e progettato per un sistema di lavoro che si può sviluppare in famiglia (archiviare documenti, scrivere lettere, possibilità di posta elettronica e mezzi di comunicazione Via internet). Siamo tutti stati molto sorpresi nello scoprire tutto un mondo nuovo navigando sui vari siti, avendo la possibilità di scegliere l’argomento che a noi destava più interesse (vedi cultura, arte, istituzioni, assistenza, sicurezza, natura, musica). Ci è stata offerta la possibilità di poter accedere, stampare e conservare l’argomento da noi cercato. In fine altra cosa molto bella è la possibilità di dialogare anche con persone mai conosciute in tutto il mondo ma in grado di illuminarci sui quesiti da noi proposti.

 

Tasto doloroso. Personalmente, mi sono sentita come il primo giorno di scuola, con quell’insicurezza e la paura di sbagliare. Quel doppio clic che mi disorientava, ma la voglia di riuscire era tanta e le parole “Meraviglioso, Fantastico” che il prof. Giuseppe Costa pronunciava, mi gratificavano e l’ansia spariva.

In certe situazioni è stato anche molto divertente. Le mie incertezze, sono quasi sparite del tutto. Ora accendo il computer, vado sul documento, scrivo e alla fine salvo e stampo in tutta tranquillità.

L’approvazione dei miei figli, mi ha molto gratificata e la cara Marilena (a cui voglio molto bene) mi è stata molto di supporto. Un ringraziamento alle impareggiabili tutor dott. Iris Visentin e Sidartha Canton.

L’incontro con l’informatica è stato molto stimolante anche se dalla prima lezione ho capito che l’entusiasmo iniziale è stato freddato , perché è molto più difficile e complicato di quanto sembra, a cominciare dai termini inglesi. Il prof. Giuseppe Costa non si è fatto contagiare dal nostro scoramento, ma ci ha stimolato coinvolgendoci con il suo entusiasmo e capacità (“fantastico meraviglioso” espressione tipica di Giuseppe) e alla fine la nostra fiducia è stata la sua vittoria. Le ultime lezioni sono state di grande soddisfazione nel vedere in concreto riassumere in lavoro, tutto il percorso e dando così merito alle nostre tutor le dott. Sidartha e Iris che ringraziamo.

L’esperienza con il computer è stato: per un paio di mesi di grande confusione, quel tanto che a metà dicembre sono stata ricoverata all’ospedale per una sofferenza cardiaca. Niente paura, in tre giorni sono tornata più in forma di prima.

Poi, piano piano, ho cominciato a capire qualcosa. Quando non avevo la giornata “SI”

Giuseppe (il prof.) mi rincuorava, un giorno mi disse: ricordati che hai imparato tante cose, più di quello che puoi immaginare.

Devo dire che l’aiuto di Iris e di Sidartha è stato bello, simpatico, ed essenziale. Lavorare in gruppo è stato come giocare: bellissimo. Come ho già detto all’inizio, ero tanto in confusione, non avrei mai pensato di capire qualcosa. Invece uso il computer, uso la stampante passo il lavoro scritto sui dischetti. Sono abbonata a internet.

Sono veramente entusiasta di questa esperienza, anche un po’ orgogliosa di me.

 

Imparare ad usare il computer ci ha insegnato anche nuovi modi per divertirci: improvvisandoci “scrittori”, stendendo le nostre memorie o tenendo un diario. Grazie al computer si può visitare un museo di Parigi o di Londra o di altre parti del mondo, rimanendo seduti comodamente a casa propria. Si possono cercare notizie interessanti su internet e sapere di più su tutto, si possono leggere i giornali senza muoversi dalla propria stanza. E ancora si può ascoltare la musica preferita e la si può memorizzare, mentre si scrive o si fa una ricerca o si può creare un archivio di fotografie che si possono addirittura manipolare, ecc. ecc.

Quest’esperienza inizialmente è stato un vero disastro, noi donne uscivamo dalle lezioni con il mal di testa (gli uomini sono più bravi). Poi, con la pazienza e gli incoraggiamenti affettuosi e un po’ ironici del professore, che spesso ci gratificava, elogiandoci esageratamente con un “MERAVIGLIOSO!” quando riuscivamo ad eseguire semplici esercizi, ci siamo rincuorate e abbiamo cominciato a sentirci più sicure; quindi ci abbiamo preso gusto e siamo diventate curiose di conoscerlo meglio. Ora non siamo certo brave né ricordiamo tutte le possibilità che questo meccanismo infernale del nostro tempo ci offre, ma ci arrangiamo e impariamo sempre di più usandolo. Fra l’altro, come avremmo fatto a preparare questo documento conclusivo?

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