I giudici amministrativi accolgono il ricorso del vicepresidente di Futuragra
Via libera al primo campo di mais ogm (transgenici)
Decisione del Consiglio di Stato
MILANO: 30 gennaio 2010 - Il mais Ogm può essere coltivato in Italia. Subito, senza bisogno di attendere altre norme. Con questa clamorosa sentenza, il Consiglio di Stato, cioè il più alto organo della giustizia amministrativa, stravolge il percorso istituzionale sull’apertura ai semi biotech.
Solo la settimana scorsa, il 21 gennaio, la Conferenza Stato-Regioni aveva deciso di rinviare l’approvazione delle «linee guida per la coesistenza tra colture convenzionali, biologiche e geneticamente modificate». Nessuno ancora sapeva che due giorni prima, il 19 gennaio, i giudici avevano accolto il ricorso di Silvano Dalla Libera, agricoltore e vice presidente di Futuragra, un’associazione di 500 proprietari terrieri pro Ogm. A questo punto il quadro giuridico rischia di diventare, se è possibile, ancora più confuso. Da una parte il dispositivo del Consiglio di Stato è chiaro: il ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali ha novanta giorni di tempo per concedere a Silvano Dalla Libera (e poi a tutti quelli che vorranno) l’autorizzazione a seminare i terreni, scegliendo tra le sementi di mais (e sono decine) già approvate dall’Unione europea.
Dall’altra parte Luca Zaia, titolare del suddetto ministero, afferma in una nota che «il procedimento in questione è connesso a un iter normato dal decreto legislativo 212/2001 che stabilisce il previo parere di una Commissione tecnica la quale, non avendo a disposizione le prescrizioni tecniche sulla modalità di coltivazione delle colture Ogm ancora in corso di definizione, difficilmente esprimerà un parere positivo». Semplificando il ministro fa sapere che farà il possibile per vanificare la sentenza. Anche l’ex ministro Gianni Alemanno, oggi sindaco di Roma, autore della circolare alla base del contenzioso giudiziario, sostiene che «Zaia è in grado di produrre un nuovo atto» e dunque il Consiglio di Stato «non aprirà la strada agli Ogm».
Sull’altro fronte si vive l’atmosfera di una grande rivincita. Negli ultimi mesi i l bloccobiotech (con Confagricoltura in testa) è apparso piuttosto isolato di fronte a un vasto schieramento che va da Coldiretti alle associazione dei consumatori. La sentenza è già una bandiera per Futuragra. E il personaggio del giorno, il vicepresidente Dalla Libera, sta già preparando i trattori per trasformare parte dei suoi 25 ettari a Vivaro (Pordenone) in piantagioni di mais Ogm. «Abbiamo cominciato questa battaglia tre anni fa, con una richiesta collettiva firmata da circa 400 agricoltori, dal Friuli al Piemonte — dice Dalla Libera —. Tutti i ministri ci hanno detto di no, da Pecoraro Scanio ad Alemanno. E allora ho deciso di andare avanti con un ricorso individuale, prima al Tar del Lazio e poi al Consiglio di Stato. Ci hanno dato ragione e adesso sono pronto. Aprile è il mese giusto per seminare ed è il termine entro il quale ci dovranno dare l’autorizzazione».
Il presidente di Confagricoltura, Federico Vecchioni, legge la sentenza anche in chiave politica: «Si sblocca così l’impasse che caratterizza la vicenda del nostro Paese. Sono anni, infatti, che non si provvede a disciplinare la materia rinviando il problema. Con un ostracismo ideologico che richiama quel "no" al nucleare che tanto è costato al sistema Paese». Il blocco anti-Ogm risponde sullo stesso piano.