MIELE: Apis Melis
REGINA
BOTTINATRICI
Diversamente da quanto accade per altri tipi di imenotteri che costruiscono i loro nidi con materiali raccolti in natura (per esempio, sostanze cellulosiche o fango), le api provvedono loro stesse a produrre la cera con la quale edificano le strutture interne dell'alveare, i favi.
La cera viene prodotta da ghiandole ciripare localizzate nella parte ventrale dell'addome delle api operaie. Appena secreta si presenta sotto forma di minuscole scagliette incolori. Le operaie costruttrici provvedono a plasmare con le mandibole il materiale per arrivare alla forma voluta. Il lavoro di costruzione dei favi è regolato da meccanismi complessi, lo studio dei quali è oltremodo interessante. In termini di economia metabolica la secrezione di cera è un processo dispendioso: per ogni grammo di cera prodotto ne sono consumati 7-10 di miele.
La cera è un materiale dalle caratteristiche ideali per l'uso che deve fare: è solida ma diventa malleabile e plasmabile a temperatura attorno a 35°C (per poi fondere completamente a 62-65°C).
E' una sostanza chimicamente stabile, resiste all'idrolisi e all'ossidazione e non si scioglie in acqua. Resiste agli acidi e agli enzimi digestivi della quasi totalità degli animali (escluse le larve delle tarme della cera e alcuni uccelli). Dal punto di vista chimico è costituita da una miscela complessa di idrocarburi, esteri e acidi grassi. Per completare la sua descrizione dal punto di vista chimico-fisico, si può dire che non si scioglie in alcol a freddo, ma lo fa in alcol bollente e in solventi quali cloroformio, solfuro di carbonio, essenza di trementina e benzolo.
Quando è fusa si miscela con le sostanze grasse. Può essere saponificata ed è quindi possibile eliminare le incrostazioni di cera con soda caustica bollente. Ha un peso specifico inferiore all'acqua e per questo vi galleggia sopra.
Fin dai tempi più remoti la raccolta di miele è stata accompagnata da un'analoga raccolta di cera. Per migliaia di anni la cera d'api è stato l'unico materiale del suo genere disponibile ed è stata per questo utilizzata in centinaia di modi diversi. La tecnica moderna, offrendo sostanze con analoghe caratteristiche e simili possibilità d'impiego, ha oggi ristretto enormemente l'uso della cera d'api, limitandolo ai soli casi in cui è veramente insostituibile. Ancora oggi presso le culture che adottano sistemi di apicoltura tradizionale o semi-razionale l'estrazione di miele, per pressatura o fusione dei favi, dà, come sottoprodotto, una discreta quantità di cera. In alcune situazioni questa viene utilizzata in loco per gli usi tradizionali; in altre viene indirizzata all'esportazione verso paesi industrializzati. Nel nostro sistema di apicoltura la produzione di cera, quale sottoprodotto, seppur di valore, dell'estrazione di miele, riguarda gli opercoli che vengono tagliati via dai favi di miele prima di procedere all'estrazione con lo smelatore centrifugo. Questo tipo di produzione è stimata attorno all'1-1,5% del peso del miele prodotto, cioè 1-1,5 kg di cera per ogni quintale di miele. Un altro mezzo chilo per alveare può essere ottenuto dal recupero della cera contenuta nei favi che vengono periodicamente rinnovati.
Sia nel caso della cera d'opercolo che in quello del recupero dei vecchi favi è necessario un processo di estrazione che permetta la separazione della cera dal miele o dal resto delle sostanze che compongono il favo (bozzoli e residui dell'allevamento delle larve). Questi processi si basano sulla fusione della cera a caldo e sulla sua immiscibilità con l'acqua. Uno dei sistemi più razionali e usati nei climi caldi è la sceratrice solare, una cassa vetrata nella quale la cera fonde, per azione del riscaldamento solare, e cola in una vaschetta, dove si stratifica sui residui più densi (miele). Esistono attrezzature appositamente costruite per la fusione ed estrazione della cera (caldaie a vapore); molti apicoltori utilizzano invece materiale non specifico, che però risponde ugualmente bene all'uso.
Le tecniche adottate devono tener conto di alcuni particolari, fondamentali per la buona qualità del materiale estratto. La cera non va mai fusa su fuoco diretto: oltre al rischio di incendio, l'elevata temperatura che si sviluppa ne determina un irreparabile danneggiamento.Con un sistema di bagnomaria o aggiungendo acqua nello stesso recipiente in cui si fonde la cera, il calore della fiamma viene assorbito e riceduto in modo graduale. I recipienti non devono essere di ferro, rame o zinco in quanto reagirebbero negativamente con la cera fusa. L'acqua che entra in contatto con la cera deve essere il più possibile priva di sali per evitare la saponificazione. Il raffreddamento deve avvenire nel modo più lento possibile, per dar tempo alla cera di decantare e separarsi completamente dalle impurità.
La quasi totalità della cera cosi prodotta dagli apicoltori italiani finisce nuovamente negli alveari sotto forma di fogli cerei. La qualità del foglio cereo è un particolare importante per la produttività dell'alveare: come primo requisito deve essere di pura cera d'api.
La cera d'api d'importazione copre le richieste nel campo cosmetico, farmaceutico e dei lucidi per mobili, pavimenti e pellami. Soprattutto in campo cosmetico e dermatologico l'impiego della cera d'api è largamente diffuso. Basti pensare al "cerato di Galeno", un'antichissima formula di pomata protettiva per la pelle a base di cera d'api e acqua di rose, ancora oggi riportata in farmacopee internazionali. Il largo uso nei settori sopra menzionati va collegato alla capacità che la cera d'api ha di formare un film protettivo ma non occlusivo sulla superficie della pelle, oltre che alle sue doti di alta stabilità.
OLIO ESSENZIALE: Questo profumo contiene esclusivamente assoluto di Cera d'api ed alcool naturale a 96°. L’assoluto di cera d’api è estratto con l’alcool dalle vecchie cere dell’arnia, che hanno servito per più di cinque anni ad immagazzinare miele e polline. Grazie al potere delle materie cerose di assorbire le molecole aromatiche, la cera d’api s’impregna degli aromi di miele, di propoli e dell’odore stesso delle api, un odore costituito di molecole feromonali diverse per ciascuna famiglia, talmente percettibile che gli apicoltori riconoscono al fiuto le loro casse d’api avvicinandosi nel campo.
Il profumo della cera d’api emana, raggiante come la luce del sole, l’energia gioiosa delle api perpetuamente occupate nel cantare la lode divina attraverso la loro felicità di lavorare.
Questa fragranza piace alle persone iperattive che devono attingere alle loro capacità organizzative.
IMPIEGHI DELL’OLIO ESSENZIALE: il profumo dolce del miele trasmette calore e protezione, riequilibra, dà fiducia, rallegra, conforta. Si tratta di una energia corroborante che si irradia in modo temperato e non aggressivo. E’ come se racchiudesse in se forze di luce tipicamente solari, che si distribuiscono armoniosamente all’esterno coniugate con una energia più femminile, accogliente, nutritiva, che rimanda a una condizione infantile di appagamento orale. Potremmo dire che nell’olio essenziale di miele si realizza la sintesi degli aspetti energetici che ritroviamo nell’olio di arancio e in quello di vaniglia.
Le modalità più adatte per apprezzare quest’olio essenziale sono rappresentate dai bagni aromatici, dalla diffusione nell’ambiente, dall’utilizzo come fragranza personale, dalla preparazione di oli per massaggi rilassanti e rigeneranti.
I prodotti dell’arnia
CERA: La cera è una sostanza grassa secreta da specifiche ghiandole ceripare funzionanti nelle api operaie di età compresa tra i 12 e i 18 giorni, subito prima di diventare bottinatrici.
La cera viene emessa sotto forma di piccole goccioline, che a contatto con l'aria si solidificano in scaglie. L'ape modella la cera con le mandibole, utilizzandola per la costruzione dei favi, aggiungendo polline e propoli.
Il prodotto secreto dall'ape è di colore quasi bianco, solo dopo la lavorazione con polline e propoli assume una colorazione gialla.
Sostanza chimicamente molto stabile, la cera è resistente all'ossidazione e agli attacchi degli acidi. La cera prodotta dagli apicoltori deriva prevalentemente dalle operazioni di disopercolatura e di smielatura per centrifugazione.
Mentre in passato l'uso della pura cera d'api aveva numerosi campi d'applicazione anche in cosmetica, ora le cere sintetiche stanno soppiantando quelle naturali.
Pertanto attualmente la cera d'api viene reimpiegata dagli apicoltori per la fabbricazione di fogli cerei, o utilizzata per oggettistica e candele di pregio.Composizione della cera d'api:
Esteri di acidi cerosi: 70,9 %
Esteri sterolici: 1,1 %
Lattoni: 0,6 %
Flavonoidi (coloranti): 0,3 %
Alcoli liberi: 1 - 1,25 %
Acidi liberi: 13,5 - 14,5 %
Idrocarburi: 10,4 - 13,6 %
Umidità e sostanze estranee: 1 - 2 %
MIELE:Il miele è il prodotto alimentare che le api domestiche producono dal nettare dei fiori o dalle secrezioni provenienti da parti vive di piante o che si trovano sulle stesse, che esse bottinaio, trasformano, combinano con sostanze specifiche proprie e lasciano maturare nei favi dell’alveare.
Il miele è considerato un alimento di riserva: solo le api (e pochi altri insetti a loro simili) fanno miele. Hanno la necessità di accumulare scorte di cibo e risolvono il problema trasformando il cibo fresco dell'estate in un alimento a lunga conservazione.
Il miele è una fonte di zuccheri semplici e perciò un cibo altamente energetico e dolcificante. Non necessita di nessuna trasformazione per essere consumato.
Il miele è il risultato di un'elaborazione di nettare di fiori e di altri succhi zuccherini che le api succhiano e trasformano durante la raccolta e, in seguito, conservano negli alveari. Per raggiungere la quantità di un chilo di prodotto, le api devono visitare almeno due milioni di fiori.
I principali componenti del miele sono: acqua, zuccheri (fruttosio, glucosio, maltosio), acidi (gluconico, citrico, malico, succinico, acetico, formico, lattico, butirico, piroglutaminico, amminoacidi), proteine, sali minerali (potassio, sodio, calcio, magnesio, cloridico, solfati, fosfati, etc.), i pigmenti (carotene, clorofilla, derivati dalla clorofilla), sostanze ed aromi dei fiori (esteri, aldeidi, alcool), tannino, enzimi (invertasi, diastasi), fosfati e vitamine.
I principali componenti del miele sono: acqua, zuccheri (fruttosio, glucosio, maltosio), acidi (gluconico, citrico, malico, succinico, acetico, formico, lattico, butirico, piroglutaminico, amminoacidi), proteine, sali minerali (potassio, sodio, calcio, magnesio, cloridico, solfati, fosfati, etc.), i pigmenti (carotene, clorofilla, derivati dalla clorofilla), sostanze ed aromi dei fiori (esteri, aldeidi, alcool), tannino, enzimi (invertasi, diastasi), fosfati e vitamine.PAPPA REALE: La pappa (o gelatina) reale costituisce il nutrimento di tutte le larve dell'alveare nei loro primi tre giorni di vita. E’ anche il nutrimento esclusivo dell'ape regina nel corso di tutta la sua esistenza.
E' prodotta esclusivamente dalle api nutrici, in età compresa tra il 5° ed il 14° giorno dalla loro nascita, come secrezione delle ghiandole ipofaringee e mandibolari.
La nutrizione con pappa reale costituisce il fattore determinante della trasformazione di una larva di ape operaia in "ape regina": permette lo sviluppo dell'apparato che produce le uova e ne prolunga la sua vita! Sono queste due caratteristiche che attribuiscono a questa sostanza un'efficacia particolare anche per l'uomo!
Ad oggi, comunque, la composizione della pappa reale è risultata abbastanza insolita ed unica per i sistemi naturali.
E' un cocktail di bio-catalizzatori contenuti in una miscela di componenti biologici ordinari:
si tratta di un insieme lipido-glucido-proteico.
La sua composizione non è ad oggi completamente conosciuta. Sicuramente la sua composizione contempla:
Acidi grassi: circa 31 (saturi ed insaturi). Tra questi il 10-HDA è forse il più importante. E' un acido grasso insaturo (Acido trans-10 idrossi-D2-decenoico) presente unicamente nella pappa reale.
Zuccheri totali così scomponibili: glucosio + fruttosio dal 33% al 43%, saccarosio dallo 0% al 6%, maltosio dallo 0,4% al 1,4%.
Oligoelementi: individuati al suo interno 5 elementi minerali: calcio, potassio, sodio, magnesio, zinco.
Contiene inoltre quasi tutte le vitamine conosciute, tracce di Ormoni, Enzimi e fattori colinergici.
Il suo PH è compreso fra il 3,5-4,5.
La pappa reale è costituita da una parte di sostanze individuate ma non ancora identificate, un particolare che spiega l’impossibilità, sino ad oggi, di ricostruire artificialmente la pappa reale.POLLINE: E' una delle sostanze più ricche che la natura ci offre: un alimento completo prodotto delle api.
Con una presenza significativa di sostanze azotate, contiene proteine e aminoacidi, quali l’arginina, la metionina, la lisina, vitamine, oligoelementi,enzimi, ormoni, fattori antibiotici e sali minerali.
Il polline non è elaborato dalle api, che semplicemente lo raccolgono sui fiori e lo utilizzano come materia prima per la produzione della pappa reale.
Il polline è una polvere finissima costituita da microscopici granuli, che rappresentano l'elemento germinale maschile dei fiori.
Quando l'ape bottinatrice si posa sulla corolla di un fiore, una moltitudine di granuli di polline rimane intrappolata sulla peluria corporea dell'insetto.
Successivamente, l'ape si "ripulisce", raggruppando e impastando il polline con il nettare, e forma piccole palline sferiche che trasferisce in apposite "cestelle" situate sul terzo paio di zampe.
Nell' alveare il polline è immagazzinato nei favi, costituendo un importante alimento proteico per le giovani larve e per la famiglia.
In poche parole il polline è un prodotto naturale dell'alveare, non elaborato dalle api, ma semplicemente raccolto da esse sui fiori. Viene trasportato sino all'alveare, dove l'apicoltore lo raccoglie.
Il polline, come ‘superalimento’" è utilizzato negli stati di affaticamento, agisce migliorando lo stato generale dell'organismo. Combatte l'affaticamento intellettuale, l’astenia, la nevrastenia, l’anemia e l’astenia sessuale.
E' un tonico generale per l'organismo e assiste in tutti i processi di sviluppo e crescita.
E’ costituito principalmente da:
-zuccheri per il 35-40%, prevalentemente semplici, come glucosio, fruttosio e lattosio;
-azoto, per il 30% circa sotto forma di proteine aventi funzione plastica;
-aminoacidi, ne sono stati isolati ben 20, tra i principali troviamo ariginina, istidina, isoleucina, leucina, lisina, metionina;
-acidi grassi insaturi, rappresentano in media il 5% del totale dei componenti;
- vitamine, sali naturali, oligoelementi, e diverse altre sostanze, come enzimi e antibiotici naturali, meno rappresentati, ma non di minore importanza.
Il polline è uniformemente ricco di carotenoidi, bioflavonoidi e fitosteroli, ma il profilo esatto è variabile secondo la fonte delle piante e le condizioni di crescita. Tuttavia, il betacarotene, il licopene, il beta-sitosterolo, la quercetina, la isoramnetina, la rutina sono sempre presenti in analisi del polline.PROPOLI: E’ una sostanza ceroide-balsamico-resinosa di colore estremamente variabile con tonalitá dal giallo bruno fin quasi al marrone scuro.
Ricca di flavonoidi, idrossiacidi, terpeni, aldeidi ed alcool aromatici, oltre ovviamente ad olii essenziali, viene raccolta negli alveari con svariate tecniche, con un' apposita griglia o semplicemente con la raschiatura dei telaini che di essa ne sono per buona parte ricoperti.
La parola propoli é di derivazione greca, dove pro sta per "davanti, in difesa" e polis per "cittá", nel caso specifico la cittá delle api, cioé l'arnia.
Conosciuta per il suo impiego per bocca o per applicazione locale, ancora oggi la propoli mantiene inalterate le sue proprietá antimicrobiche che erano giá state scoperte e sfruttate parecchi secoli prima di Cristo.
La propoli ha inoltre la capacitá di attivare le difese dell'organismo, e in tal senso puó essere considerata alla stregua di un integratore alimentare utile a mantenere uno stato di salute e benessere.
Piú in dettaglio sono queste le prerogative fondamentali della propoli:
- azione antibiotica, antifungina e antivirale:
- effetto antiossidante (e quindi anche anti-invecchiamento) e anti-irrancidente;
- proprietá cicatrizzanti e stimolanti la riparazione dei tessuti;
- immunostimolante;
- anestetizzante.
IL MIELE
II miele è uno dei più bei regali che ci ha fatto madre natura. Ne erano convinti anche gli antichi, che lo consideravano cibo degli dei.Una delle prime testimonianze dell'uso del miele viene da graffiti rupestri che risalgono al 6.000 a.C. Già l'uomo neolitico, pare, allevava api, anche se il merito di un'apicoltura perfezionata va agli Egizi che scoprirono l'utilità del miele nelle imbalsamazioni. Gli antichi riconoscevano al miele grezzo proprietà che poi la scienza avrebbe confermato: antisettiche, fortificanti, calmanti; nel mondo greco-romano erano noti gli effetti cicatrizzanti, tonificanti e l'utilità nelle affezioni intestinali e auricolari. Nella maggior parte delle società il miele rimase l'unico dolcificante fino a circa due secoli fa, quando iniziarono le importazioni di zucchero di canna delle Indie occidentali, non c'è quindi da stupirsi se da millenni i popoli si ingegnano a lavorare con le api. Se facciamo un confronto tra zucchero e miele ci rendiamo conto che lo zucchero ne esce piuttosto male, intanto perché contiene una sola sostanza, il saccarosio, che per entrare in circolo affatica stomaco e fegato (Diastasi e invertina, devono trasformarlo prima in glucosio e fruttosio,che invece si trovano già pronti nel miele), mentre il miele raccoglie un centinaio di sostanze, come il glucosio, il fruttosio, polisaccaridi, acidi organici, ormoni, vitamine enzimi sostanze aromatiche. Nel miele l'acqua è il 17 %, il fruttosio è il 38%, il glucosio è il 31%.
Il miele è un alimento energetico di impiego immediato, poiché i suoi zuccheri, differentemente dal saccarosio, sono assorbiti molto rapidamente; inoltre è vitaminico e mineralizzante e combatte il bacterium coli, assolvendo cosi' la funzione di disinfettante intestinale. E' dunque un farmaco offerto dalla natura e un leggero lassativo, poiché contiene mannite. Riequilibra l'organismo,è un antiacido gastrico, è un antinfettivo esterno e interno, e un tonico per la digestione. Inibendo lo streptococco e lo stafilococco, una serie di batteri l'intestino e il pericolosissimo clostridium botulinum, responsabile appunto del botulismo, il miele è un buonissimo alimento naturale, indicato ai bambini, soprattutto nel primo anno di vita. Protegge la mucosa gastrica, è un calmante e un espettorante valido nelle malattie respiratorie, un cicatrizzante per ferite e piaghe. Esistono medici naturisti che utilizzano il miele diluito in acqua e lo iniettano per via endovenosa nella cura delle patologie cardiache ed epatiche. Può servire dopo forti ubriacature, perché è d'aiuto al fegato nel combattere i veleni endogeni ed esogeni, come l'alcool, la nicotina e gli additivi chimici. Non esiste un solo miele, ma tanti quante sono le piante e le possibili combinazioni tra loro. Una tavolozza infinita di colori, profumi e sapori. Di solito il miele che proviene da un solo fiore è il più ricercato, perché sapore ed aroma sono considerati migliori, ma non vanno sottovalutati i prodotti comuni "di prato", che non di rado possono contare su una compensazione che porta alla creazione di sapori particolarmente buoni. Come nell'aroma-terapia, le proprietà dei vari tipi di miele seguono leggi piuttosto bene codificate, così il miele di l'arancio per l'insonnia, il castagno per la circolazione del sangue, l'eucaliptus per la tosse e per la cura delle vie urinarie, l'acacia è disintossicante. L'ape con la sua ligula, succhia il nettare sul fondo della corolla del fiore e lo deposita in un diverticolo dell'esofago, la sacca melaria, dove enzimaticamente inizia il processo di scissione degli zuccheri composti in zuccheri semplici. La soluzione zuccherina cosi elaborata viene passata dalle bottinatrici alle operaie addette ai lavori interni, che, a loro volta, proseguono nell'aggiunta di acidi e di enzimi e nella concentrazione del liquido, infine lo stivano nelle cellette dove prosegue la maturazione, fino a quando il suo contenuto di umidità, grazie alla temperatura dell'alveare (35"-37"C) ed alla ventilazione operata dalle ventilatrici, scende al di sotto del 20%. A questo punto il miele è maturo e le api opercolano le cellette (foto), cioè le chiudono con un tappo di cera impermeabile. L'estrazione del miele dai favi comporta quindi una disopercolatura (foto) ed una centrifugazione a freddo (foto); Il miele viene filtrato e lasciato poi decantare per almeno 15-20 gg., dopodiché si invasetta. Tale lavorazione non prevede manipolazioni di sorta ed il miele così ottenuto mantiene tutte le proprietà salutari. E' composto per 1'80 per cento da una mescolanza di zuccheri: glucosio 31%, fruttosio 38,5%, maltosio 7%, saccarosio 2%; e da numerose quantità di altre sostanze nutritive (minerali, acidi organici, vitamine ecc.), acqua 17-18% , le sostanze rimanenti, nell'ordine de1 4%, sono le più importanti e sono quelle che giustificano la superiorità di questo alimento naturale rispetto allo zucchero ed ai prodotti industriali: aminoacidi e proteine 0.3%, acidi organici 0,3%, sali minerali ed oligoelementi 0,2% ed infine tracce di vitamine, enzimi, aromi, pigmenti, inibine, polline, ormoni. Insomma, è una specie di condensato delle virtù salutari di piante ed erbe, ottenuto dal paziente lavoro delle api. Infatti un chilo di miele richiede, da parte delle laboriose api, almeno mezzo milione di visite ad altrettanti fiori. Il miele ha una certa azione antisettica, disinfettante e antimicrobica; fino al secolo scorso veniva usato perfino in chirurgia per disinfettare ferite, piaghe e lacerazioni. Secondo alcuni è un moderato lassativo e un riequilibratore generale dell'organismo, un antiacido per lo stomaco, un tonico digestivo. Se ottenuto da certe piante è anche un sedativo, agevola il sonno, regola il tono neurologico, migliora la capacità di lavoro intellettuale. Può stimolare l'appetito, calmare la tosse, placare l'asma e aumentare la secrezione dell'urina, stimola le contrazioni cardiache ed aumenta il flusso sanguigno nelle coronarie; è indicato per combattere l'ipertensione e nei casi di arteriosclerosi; ha proprietà antisettiche, antibiotiche, espettoranti e spasmolitiche; svolge azione regolatrice della flora intestinale; ha proprietà; accresce il tasso di emoglobina nel sangue; combatte l'ipocalcemia; ha effetto regolatore sui cicli mestruali; stimola la secrezione biliare ed è perciò indicato nei casi di insufficienza epatica; è un ottimo emolliente ed antidisidratante della pelle. Oltre i diabetici che devono ridurre il consumo di miele, l'unica precauzione riguarda le persone allergiche. Per i lattanti, il miele calma il dolore della prima dentizione, favorisce la crescita, ravviva il colorito, è raccomandato ai convalescenti, ai ragazzi nell'età dello sviluppo, alle puerpere, agli atleti poco prima della gara, per dare una carica di energia, e subito dopo, per aiutare l'organismo ad espellere le tossine prodotte dalla fatica. I dietologi approvano senza riserve la tazza di latte e miele a cui ricorrono gli anziani prima di andare a letto e quella data ai bambini, secondo un'antica tradizione popolare, per combattere la tosse e le malattie da raffreddamento. Gli zuccheri semplici del miele sono assimilabili direttamente senza fatica da parte dell'organismo. I1 glucosio fornisce energia immediata, mentre il fruttosio è trattenuto in riserva dal fegato. Inoltre il miele è dotato di azione tonificante ma, allo stesso tempo sedativa e riequilibrante del sistema nervoso; non provoca, se non eccezionalmente, fermentazioni intestinali, cosa particolarmente importante per i bambini; non dà acidosi e stato umorale acido; non provoca squilibrio metabolico perché contiene il complesso vitaminico B, enzimi ed oligoelementi; non provoca innaturale rialzo della glicemia con conseguente abnorme produzione di insulina; Non provoca alterazioni del metabolismo dei grassi, con conseguente sovrappeso. Esistono un'infinità di tipi di miele, diversi per gusto, colore, odore, densità. Al momento della lavorazione tutti i mieli si presentano fluidi; col tempo, in dipendenza dal rapporto di concentrazione glucosio/fruttosio, alcuni di essi cristallizzano, per un naturale processo di aggregazione delle molecole. I mieli riscaldati, quale che sia la loro origine botanica, non cristallizzano più. Il miele si consuma direttamente, spalmato sul pane; nel latte ed in genere per dolcificare bevande e tisane; serve a preparare ottime bibite alcoliche ed analcoliche; si usa in ricette di cucina e nella preparazione di dolci, ha un alto valore nutritivo e salutare. E' un alimento sano e genuino, perfetta armonia di grandi capacità curative, dolcezza e golosità. Ideale per una sana colazione o per uno spuntino sfizioso ed energetico, il miele è un ingrediente da sempre amato da grandi e piccini. Grazie alla passione, noi siamo stati in grado di portare a casa Vostra le migliori qualità del miele. Polline : Fin dai tempi più remoti l'uomo si serviva delle erbe per guarire ogni malattia. Da mezzo secolo la moderna farmacologia ha posto sul mercato pillole, fiale e supposte, moderni ritrovati chimici od estratti sintetici che curano alla svelta un malanno e ne provocano magari inavvertitamente altri: disturbi di stomaco, nausee, orticarie. Si sta ritornando alla fitoterapia, cura con le erbe, che, contenendo esse molte sostanze salutari, poste in dosi appropriate, guariscono molte malattie più lentamente, ma senza provocare altre disfunzioni.
Tra i rimedi popolari usati da secoli dagli apicoltori c'è tuttora l'uso del polline; Viene somministrato col miele a bambini anemici, ad adulti convalescenti o a vecchi debilitati e si ottengono benefici sicuri.
All'occhio umano sembra polvere minutissima, contenuta dalle antere di ogni fiore, variamente colorata a seconda che appartenga alle 800 famiglie di fiori conosciuti, dal bianco più candido al giallo, dal rosso al verde, dal marrone al nero intenso, che le api raccolgono ed impastano col miele e con enzimi a formare pallottoline che dispongono nelle cestelle delle zampe posteriori. Il polline servirà come nutrimento delle larve o per la formazione della pappa reale.
Il polline contiene: Acqua: dal 12 al 20%, Proteine: dal 7 al 30% sotto forma di albuminoidi, Aminoacidi (le sostanze azotate immediatamente assimilabili e indispensabili alla vita delle cellule): Cistina 6 (peso in milligrammi contenuto in un kg. di polline essiccato); Istidina 15; Triptofano 16; Metionina 17; Fenilalanina 36; Treonina 46; Arginina 47; Isoleucina 47; Leucina 56; Lisina 57; Valina 60 ; Acido glutammico 91; ed altri non identificati. Glucidi (idrati di carbonio): 25-48% Vitamine: B1tiamnao aneurina: 9,2 (milionesimi di grammo), utile al metabolismo dei glucidi. B2 Riboflavina o lattoflavina 18,5, per l'utilizzazione nutritiva. B6 Piridossina: 5 - combatte l'anemia e favorisce l'accrescimento. PP Acido nicotinico: 200 impedisce i disturbi cutanei, digestivi e neuromuscolari. Acido pantotenico 50, contro i disturbi cutanei, nervosi respiratori, digestivi, sanguigni. C: acido ascorbico: 7000, combatte lo scorbuto, la gengivite, le emorragie. B: Acido folico: 5 azione ematopoietica. La rutina: 1700. glucoide che rafforza i capillari ed evita emorragie cerebrali. I Russi hanno ancora scoperto nel polline la Biotina H e il tocoferolo E - antibiotico, fattore di crescita presente specialmente nel polline di mais. Sostanze ancora indeterminate: dal 3 al 4%. Propoli Gli Egiziani l'adoperavano per mummificare le mummie. Stradivari l'adoperava per verniciare i suoi famosi violini. E' una delle sostanze più misteriose dell'alveare: materia resinosa di odore aromatico gradevole, amara, di color bruno più o meno chiaro. Le api l'adoperano per erigere una difesa "davanti la città" o per otturare ogni fessura dell'arnia o per cementare favi, telaini, coperchi. Sembra sia tolta alle gemme di betulle, pioppi e salici, mescolata a polline, ed elaborata con secrezione salivare e di cera; elastica ed appiccicaticcia d'estate, dura, secca e lucida d'inverno. Le api la usano anche per verniciare l'arnia, per rinforzare le strutture dei favi pensili, per sterilizzare le celle ove verrà deposta la covata, oppure imbalsamano i cadaveri di roditori, insetti, farfalloni, penetrati nelle arnie incautamente. Non si conosce appieno la composizione chimica, si sa che contiene succhi cellulari di germogli e foglie tenere, frutti verdi, e per il 55% resine ricche di vitamine ed oligoelementi. Contiene anche acido ferulico che ha effetto antibatterico. Nelle altre nazioni utilizzano il propoli in molti medicinali che hanno 41 azioni terapeutiche: nel caso di fragilità o permeabilità dei vasi capillari; vasodilatatore; per gli ipotensivi; azioni diuretiche; choleretica (aumento della bile); estrogene (sul timo, tiroide, pancreas, ghiandole surrenali); virtù antibatteriche - antivirali - antiparassitarie - anticoagulanti. Viene usata inoltre nel trattamento di ferite lente a guarire; in casi di dermatosi; nelle infezioni delle vie urinarie; nelle affezioni della prostata, nelle affezioni endocrine, stomologiche ed ai fini anestetici. È un insieme di sostanze resinose, gommose e balsamiche raccolte dalle api nel loro peregrinare di fiore in fiore e su parti legnose delle piante. Chimicamente è così composta: 50% di resine e balsami, 25% di cere, 10% di olii essenziali volatili, 5% di polline, 5% di materiale organico e minerale. Contiene flavonidi, molti principi attivi dei quali sono dotati di azione diretta sui vasi sanguigni. Alla propoli sono riconosciute le seguenti proprietà terapeutiche: a) antibiotiche -come batteriostatico e battericida; b) Antiossidante e antirritante; c) antimicotica, antivirale, e anestetizzante; d) cicatrizzante. Questa azione si manifesta favorendo una rigenerazione dei tessuti; e) immunostimolante; f) vasoprotettiva -riduce la fragilità dei capillari; g) stimolante la peristasi intestinale; h) antinfiammatoria. Estratti di propoli impiegati sotto forma di tinture, pomate, unguentisono utili nei trattamenti della affezioni delle prime vie respiratorie, per l'igiene della bocca (gengiviti, stomatiti) in dermatologia (come cicatrizzante, contro eczemi, verruche, calli, ustioni, micosi...) nella prevenzione e nella cura delle malattie intestinali e virali. La propoli soluzione alcoolica viene diluita in acqua e bevuta al fine di godere dei benefici che questa sostanza può dare all'organismo. È buona norma mettere in bocca un frammento di propoli pura della grandezza di un'unghia e masticarlo a lungo, solubilizzando così nella saliva i benefici principi attivi in essa contenuti ottenendone un notevole giovamento per la salute e l'igiene del cavo orale, delle gengive, delle mucose, della gola ed anche dello stomaco e dell'intestino. Notevole è l'aiuto dato dalla propoli per le ulcere (potere cicatrizzante), per facilitare e regolare la digestione, per combattere infiammazioni e infezioni e per rafforzare in generale le difese dell'organismo. La propoli, ricca di vitamine ed oligoelementi, viene usata per dentifrici, pastiglie contro il mal di gola, per unguenti adoperati in dermatiti e dermatosi. Il veleno delle api E' un miscuglio di numerose complesse sostanze delle quali poche sono state finora identificate. Esse sono raccolte in due ghiandole all'estremità dell'addome: l'una dal contenuto acido, l'altra dal contenuto alcalino, che vengono immesse nel condotto interno al pungiglione, nel momento in cui l'ape lo sfodera per pungere. Sostanze finora accertate nel veleno: acqua, istamina, melittina, proteina, lisolecitina, apamina, enzimi, fosfolipase A e l'ialuronidasi. L'effetto della puntura provoca eccitazione nervosa, aumento della permeabilità delle papille, dolore e gonfiore, malore ed edema locale. Il veleno si dimostra utilissimo battericida, indicato nella difterite, arteriosclerosi, ipertensione e malattie cardiovascolari. In Russia sono molto diffuse terapie specifiche d'iniezione intramuscolari di veleno, massaggi con unguenti a base di veleno; inalazioni sottolinguali ed apiterapia agopunturale. Nei soggetti d'ipersensibilità anafilattica (1 caso su 1000) provoca convulsione, crampi, paralisi progressiva, respirazione rallentata, irregolare (esplosione dei globuli rossi): un edema polmonare. In questi casi bisogna chiamare il medico, praticare antistaminici e comunque evitare nuove punture d'api che provocherebbero il coma. Per immunizzarsi, occorre subire qualche puntura al giorno ad ogni primavera. Ma le punture d'api svolgono anche notevoli effetti benefici per cui oggi si usa raccogliere il veleno d'api per adoperarlo in decine di prodotti terapeutici specialmente a risveglio e mobilitazione dei mezzi di difesa nelle affezioni reumatiche ed artritiche.